Giovanni Dradi, figlio d’arte, ha studiato alla Scuola Superiore d’arte del Castello di Milano con il pittore Mantica e con lo scultore Paganini. Le prime opere pittoriche degli anni ’63/64 hanno un carattere di astrazione, ma poi i temi tendono ad essere più espliciti e oggettivi.
Dopo il 1970 la pittura è figurativa e rivolta a tematiche umane in cui l’uomo è colto nei momenti esistenziali: nei luoghi di lavoro, dell’emarginazione, del tempo libero. Alcuni titoli delle opere sono: “metropolitana”, “ingorgo”, “bar Giamaica”, “parcheggio” ed altri come “zona A di Seveso”. Significativa la mostra collettiva tenutasi a Milano alla Rotonda della Besana: “Aspetti della ricerca figurativa 1970/1984” curata dall’Università Statale. Dradi studia la tecnica dell’incisione su metallo con il pittore ticinese Mario Marioni e nel ’75 nasce un ciclo di incisioni all’acquaforte su rame.
Un tema è quello delle“Stragi” svolto in 5 stampe e raccolte nella cartella: “La morte, la carne e il diavolo”. Seguono altri cicli d’incisioni: per esempio“La Terra”, con soggetti legati all’ambiente naturale. Dal ’78 pubblica una cartellina numerata, “Gli Specchi”, che affianca alla stampa incisa, una lirica d’autore contemporaneo.
Nel 1985, Dradi è testimone della valanga di fango fuoriuscita dai bacini di una miniera che si riversa sul paese di Stava in Trentino e che cancella amici ed ambiente; è un evento tragico che scuote la sua sensibilità e influisce sulla creatività con interrogativi esistenziali che palesano quel
dualistico rapporto natura/cultura in cui la natura è spesso violata dall’uomo. Su questo tema Dradi produce opere di pittura, scultura, incisione, dal carattere informale, metafora di un ambiente annullato e privo di forme riconosciute (Aleph Milano’91). Solo dopo il 1991 si apre una nuova stagione di ricerca pittorica che recupera i valori della natura: nascono opere di paesaggi alpini visti nel loro aspetto e senso primigenio (CAI 2007 “ Dal Bianco alla Marmolada”) e poi ancora, nel 2009 a Bormio ( “Dalle Grigne allo Stelvio”).