Yana Kapina nasce nel 1989 a Syktyvkar, Repubblica dei Komi (URSS), una regione famosa per il suo clima estremamente freddo con le temperature che scendono fino a -50°C, per la taiga, la sua foresta vergine e la tundra, il deserto artico, che durante l’epoca di repressioni degli anni 1930-1940 ospitarono i prigionieri politici degli famosi GULAG.
Durante gli anni scolastici Yana frequenta l’atelier di pittura nella biblioteca accanto a casa sua e fa parte della squadra regionale di sci di fondo, sport storicamente tipico per questa zona geografica. Dal 2006 al 2011 frequenta la Facoltà di Psicologia dell'Istituto di Diritto e Economia del Servizio Penitenziario Russo a Vologda. Continuando a rappresentare la squadra regionale e universitaria di sci di fondo e, questa volta, anche di biathlon, con la pistola Makarov, Yana si interessa agli studi della psiche, dell’inconscio, della violenza umana, e ogni anno passa i tirocini nella colonia penale di massima sicurezza. Alla fine degli studi si diploma con la tesi sull’Intelligenza Emotiva dei giovani carcerati con il grado di tenente.
Nella speranza di trovare una vita migliore si reca a Mosca, la capitale russa e centro d’attrazione per giovani ambiziosi. Dal 2011 al 2013 lavora come manager alle Risorse Umane e allo stesso tempo intraprende gli studi linguistici all’Università Russa di amicizie tra i popoli per approfondire la ricerca dell’Espressione Umana. Passa un anno a Thunder Bay in Canada per continuare gli studi. Nel 2014 torna in Russia ed esercita la professione d’interprete della lingua inglese.
Decide finalmente di intraprendere gli studi artistici, impara l’italiano in sei mesi, e viene ammessa all’Accademia di Belle Arti di Napoli al Triennio di Pittura, dove si laurea con 110 e lode. Durante gli studi partecipa a numerose esposizioni collettive di pittura, ma poi si appassiona all’incisione e notamente alla punta secca. La violenza di questo strumento e la resistenza del metallo le sembrano corrispondere perfettamente alla violenza quale subisce l’individuo nel corso della propria vita. Come l’artista deforma la lastra di zinco con aiuto di martello, sega e forbici, nella stessa maniera violenta l’artista deforma la sua realtà personale cambiando i contesti di vita: il paese dove vive, le lingue che parla e i mestieri che esercita.
Nel 2017 riceve menzione speciale al Primo Premio “Studenti Grafica” dell’Associazione Nazionale Incisori Italiani e diventa finalista della XXIX Edizione del Concorso “Porticato Gaetano”. Nel 2019 vince il Concorso “Arcipelago “della città di Bologna e diventa finalista della VI biennale d’Incisione Aguafuerte di Valladolid in Spagna e della V biennale di fotografia moderna al Museo Russo a San Pietroburgo et. Nel 2020 la sua prima mostra personale “Il primo mattino di Adamo” nella sala espositiva del comune di Menaggio riunisce la produzione pittorica e grafica degli anni 2015-2020.
Nel 2021 si trasferisce a Marsiglia e continua la sua ricerca artistica nell’incisione indipendente. Nel 2023 diventa finalista della Biennale Internazionale della Stampa a Shenzhen e partecipa alla mostra “Collezione Biagi: Un arcipelago in divenire” all'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. Diventa poi artista nella Residenza dell’Associazione “La Déviation" di Marsiglia che si conclude con la mostra bipersonale “Phénotype de Phosphènes” in collaborazione con Angelique Rollier.
Utilizza la puntasecca per dare vita a fenomeni con significati che sfuggono all'identificazione, attribuendo loro una forma nuova, libera e sufficiente a se stessa.
La sua ricerca artistica si concentra sulla costruzione di percorsi immaginari per le forme che crea: riorganizza il contesto visivo, cambia i colori e inclina la posizione del disegno nello spazio. Tutto ciò fa assumere nuove poetiche e amplia il significato dell’opera, dà alle sue incisioni la possibilità di evolversi o talvolta di rinascere. Anche l’insieme delle opere, nella loro composizione molteplice, sono opera, questa è la forza del progetto, non è solo una riproduzione di una singola opera ma una serie di opere uniche che si reinventano.